MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

Good Night Good Morning

2024.03.15

Testo di Francesca Fontanesi

Good Night Good Morning, la retrospettiva di Joan Jonas a New York, si apre con la proiezione del film Wind. L’ossessione per la macchina da presa, l’impatto dei fenomeni naturali e l’uso degli specchi per manipolare lo spazio sono i temi ripresi nella mostra.

Joan Jonas: Good Night Good Morning
MoMA, New York
From March 17th until July 6th, 2024

 

 

 

Per la prima volta a New York, il lavoro di Joan Jonas viene presentato nella sua interezza. Il MoMA presenta Joan Jonas: Good Night Good Morning, una mostra che esplora i 50 anni di carriera artistica della pioniera della performance e della video arte. La curatrice Ana Janevski traccia cronologicamente lo sviluppo della pratica dell’artista attraverso le prime opere realizzate negli anni ’60 e ’70, che esplorano la confluenza di tecnologia e rituale, e quelle più recenti che trattano di ecologia e paesaggio. Le performance, i video, le installazioni multimediali su larga scala, i disegni, le fotografie e i documenti d’archivio, costruiscono materialmente il pensiero raffinato e sempre più multidisciplinare di Joan Jonas. Solo dopo aver partecipato a workshop con coreografi del Judson Dance Theater, inizia la sua carriera come scultrice, per poi, alla fine degli anni Sessanta, orientare la pratica artistica sulla sperimentazione tra performance e tecnologia. Good Night Good Morning si apre con la proiezione della pellicola 16mm Wind (1968), che introdurrà molti degli interessi della Jonas, come l’ossessione per la macchina da presa, l’impatto dei fenomeni naturali e l’uso degli specchi come metodo per manipolare e frammentare lo spazio. Questi temi sono ripresi nel corso della mostra, in particolare nelle prime performance ambientate nei loft del centro di New York, nei moli, nei lotti vuoti e nelle spiagge pubbliche. La retrospettiva è l’occasione per esplorare e comprendere con profondità il processo di traduzione dell’artista, il modo in cui Jonas relaziona più mezzi espressivi contemporaneamente utilizzando le proprie opere come materiale d’archivio.

Joan Jonas posing for an unrealized poster for a performance of Organic Honey’s Visual Telepathy at LoGiudice Gallery, New York 1972. Photograph: Richard Serra. © Joan Jonas/Artists Rights Society (ARS), New York.

“È emozionante riconsiderare vecchi e nuovi lavori mentre si relazionano in un nuovo contesto. Sono molto felice di avere il mio lavoro in mostra a New York, dove ho vissuto per la maggior parte della mia vita”.

– Joan Jonas

Ogni progetto si basa su quello precedente, spesso trasformandolo o riproponendolo in altri mezzi. Come Mirage (1976/1994/2005), un’opera della collezione del MoMA, nata nel 1976 come performance all’Anthology Film Archives di New York. In quell’occasione, Jonas ha utilizzato film, video, disegni e oggetti di scena per evocare rituali, ma nel 1994, l’artista ha reimmaginato il lavoro in forma di un’installazione composta da elementi scultorei, disegni su lavagna, video e documentazione della performance originale, che ha poi riconfigurato al MoMA nel 2005/2019 e che ha nuovamente rivisitato oggi in occasione di Good Night Good Morning. Le installazioni crossmediali di Jonas affrontano aspetti urgenti del tempo presente, come la crisi ecologica, un tema che riecheggia in Moving Off the Land II (2019), presentata in nuove vesti dopo le ultime ricerche di Gruber sulla coscienza degli animali marini. Un lavoro che presenta un’intensa ricerca durata tre anni, sugli acquari e nelle acque giamaicane, in cui l’artista sperimenta in maniera totale, e con l’approccio che ha sempre caratterizzato le sue produzioni, la vita degli organismi biofluorescenti e l’impatto degli oceani sull’ambiente. Così, come il processo segue questo moto ondeggiante, che ritorna sempre al punto di partenza, anche Jonas torna ad esporre il suo lavoro a New York, dove ha vissuto la maggior parte della vita.

Joan Jonas. Mirage. 1976. University Art Museum(now UC Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive), Berkeley, 1980. Performer: Joan Jonas. Assistant: Elsie Ritchie. Photo: Benjamin Blackwell. Source: Joan Jonas Studio.

“La mostra porta avanti anche l’impegno del museo a rappresentare il lavoro di artiste chiave le cui pratiche hanno avuto un profondo impatto nella storia della performance, dei media e delle pratiche artistiche femministe”.

– Ana Janevski

Joan Jonas. Mirror Piece I. 1969. Performance, Bard College, Annandale-on-Hudson, NY. Courtesy of the artist.
Joan Jonas. Moving Off the Land. 2016-2018. Presented by Danspace Project, New York, 2018. Photo by Ian Douglas/courtesy of Danspace Project.

Per maggiori informazioni moma.org.

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