Sofia Coppola indossa sempre la stessa camicia Charvet con colletto (a volte sovrapposta a una canottiera, a volte abbottonata) quando lavora ai suoi film. Sul set di Studio Ghibli, Hayao Miyazaki era noto indossare grembiuli bianchi sopra qualsiasi abito avesse scelto di portare quel giorno: un blazer grigio, un gilet di lana. E Spike Lee ha praticamente fatto del cappello sportivo una firma mentre dirigeva le sue opere più iconiche (alcuni esempi? Fa’ la cosa giusta e Malcolm X). Come spiega nel dettaglio la nuova pubblicazione di A24, How Directors Dress, esiste una chiara connessione tra il modo in cui si vestono i registi e i ruoli che svolgono sia dentro che al di fuori dal set.

“Parlando di abiti, possiamo superare il solito linguaggio hollywoodiano fatto di leggende e icone.L’abbigliamento indossato da un regista è così personale e occupa uno spazio fisico così intimo che ha molto da dirci, se lasciamo che siano i vestiti stessi a parlarne”.
Se lo stereotipo popolare dipinge quella del regista come una figura autoriale che fuma sigarette e siede a lato della cinepresa, la realtà non potrebbe essere più diversa: la maggior parte è vestita in conseguenza all’impegno mentale e fisico richiesto dal film, raccontati nel libro attraverso cinque capitoli – che coprono temi che vanno dal workwear al louche – e che sono presi in considerazione da alcuni dei giornalisti di moda più conosciuti al mondo, come Rachel Tashjian e Lauren Sherman. Come dice Yohji Yamamoto, stilista preferito dalla maggior parte dei registi e che ha creato appositamente per Wim Wenders un completo giacca e pantaloni con 15 tasche, “Il primo elemento a cui pensano i registi è girare il loro film. Non a come vestirsi. Ma a come lavorare“.


Punto in comune per ognuno di loro è la necessità di essere in qualche modo invisibili sul set. Molti si vestono per lavorare nel modo più efficiente possibile all’interno dell’ambiente circostante: Adam Wray ricorda la kefiah, i guanti da motociclista e gli occhiali da sci indossati da Kathryn Bigelow durante le riprese di The Hurt Locker (2008) nel deserto della Giordania, mentre altri si conciano in modo più caratteristico, come Ron Howard che ha passato quattro ore a farsi truccare esattamente come Jim Carrey doveva fare ogni giorno per il suo ruolo da protagonista in Come il Grinch rubò il Natale (2000). Tuttavia, questo senso di discrezione e praticità nel modo di vestire di un regista non va sempre a scapito di uno stile profondamente personale. Come osserva Healy in Buttoned Up, immergendosi nella vita di registi come Federico Fellini e David Lynch – che hanno adottato l’intramontabile camicia buttoned up come loro stile distintivo – “un’uniforme diventa sempre più necessaria, quando il cinema diventa una vita“.

“Mi sento troppo vulnerabile con il bottone superiore aperto. Soprattutto con il vento sulla clavicola. Questa è una cosa che mi disturbava molto…Mi piace quella stretta intorno al collo”.
Il libro contiene più di duecento immagini d’archivio, una prefazione della regista Joanna Hogg e un’introduzione di Charlie Portered.
Da oggi è disponibile su shop.a24films.com.