L’artista belga Ann Veronica Janssens ha sempre posto al centro della sua ricerca il colore, la luce e i fenomeni naturali, sperimentando all’interno della sua pratica artistica con caratteristiche specifiche di una serie di materiali scelti attentamente per ogni sua analisi. Vetro, specchi, alluminio in forme e tonalità naturali vengono fatti interagire con la percezione umana della realtà, evocando in questo modo un linguaggio unico, con motivi lineari e colori puri. Lo spettatore viene completamente disorientato e spiazzato dagli elementi effimeri e intangibili che percepisce come parte integrante delle opere dell’artista. Sono la luce, il suono e l’acqua tre dei principali elementi che le permettono di riproporre una percezione sensoriale del reale unica e sconcertante. Chi si ritrova immerso nelle sue opere infatti sente di dover mettere in discussione a sua volta concetti quali vuoto e materialità dell’esistenza, sia a livello fisico che psicologico. L’exhibition, a cura di Roberta Tenconi e presentata a Milano, è considerata una raccolta coreografica di istallazioni di grandi dimensioni e lavori più intimi e personali, e si espande dalle navate di Pirelli HangarBicocca fino all’area esterna. Lo spettatore viene invitato a muoversi tra atmosfere al limite del surreale e riferimenti pratici a contesti reali della contemporaneità.

Courtesy Esther Schipper Gallery © Andrea Rossetti.
“La luce è il mio materiale principale. La uso in tutte le sue forme, liquide, solide, gassose… e come riflesso… Diventa una sorta di dimostrazione delle radiazioni che produce.”

Il desiderio dell’artista è quello di creare una manifestazione della realtà differente, di sperimentare in maniera inusuale ogni aspetto impalpabile della realtà umana. Il concetto di arte che presenta al pubblico è l’esperienza stessa che ogni suo lavoro ha sulle persone. La mostra presenta sculture, video, installazioni sia fisiche che sonore. L’opera stessa diviene luogo di percezione, e da qui la scelta degli elementi impiegati nei suoi lavori risulta essere in continua evoluzione; l’opera quindi non è più l’oggetto in sé, ma è la percezione a diventare il vero centro. Tutte le alterazioni create per l’occasione si inseriscono in maniera dinamica e armonica nel percorso. Lo stesso nome “Grand Bal” vuole evocare una dimensione superiore, performativa e dinamica che si crea nelle relazioni tra i diversi lavori presentati. Quello che l’artista vuole ottenere è la vera consapevolezza negli occhi dello spettatore di un profondo interesse verso fenomeni sensoriali condivisi, ma allo stesso tempo la possibilità per ognuno di compiere un percorso imprevedibile e personale.
Per maggiori informazioni pirellihangarbicocca.org.

“Nel mio lavoro ci sono forme semplici di proporzioni ridotte. È come se io mi rimuovessi e riducessi sempre di più per provare ad arrivare alla dimensione minima.”