MANIFESTO

#64

MUSE TWENTY FANZINE

Milano, nucleo creativo

2023.11.06

Le mie Città presenta la pratica fotografica di Gabriele Basilico nelle sedi di Palazzo Reale e Triennale Milano. La mostra è un’occasione inedita per immergersi in un’esperienza visiva alla scoperta dell’architettura contemporanea, mostrata come un insieme di informazioni che il fotografo ha raccolto e trasformato in immagini.

Gabriele Basilico (1944-2013) è stato un grande fotografo che amava indagare lo spazio urbano avvicinandosi progressivamente al soggetto architettonico. La sua narrazione emergeva da una serie di inquadrature da punti di vista prossimi, in grado di restituire il senso dell’architettura e del contesto che la circondava, sempre in modo spontaneo. Sono passati dieci anni dalla sua morte e a Milano manca terribilmente. Così un’ampia mostra che si articola in due sedi espositive – Palazzo Reale e Triennale Milano – cerca di rendergli omaggio, gettando uno sguardo sulla città di Milano capace di ascoltare il cuore del lavoro di Basilico. Questa grande retrospettiva è l’occasione inedita di percorrere la vita del maestro della fotografia contemporanea italiana e di assaggiare in modo profondo la sua pratica da artista, colui che al pari di Robert Smithson ha fatto del vagabondare per la città un esercizio quotidiano di riscrittura del presente. Gabriele Basilico Le mie Città, realizzata in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea, presenta per la prima volta in modo organico e completo il lavoro di documentazione che Basilico ha realizzato sulla propria città nel corso di quasi 40 anni, raccontando l’architettura, il tessuto edilizio, i monumenti, lo sviluppo urbano e le trasformazioni di Milano e della sua area metropolitana. Più di ogni altra città, Milano ha offerto a Basilico la possibilità di sperimentare, di intraprendere ricerche con ampiezza di temi, tempo a disposizione e capacità di movimento.

Gabriele Basilico, Milano 1996. Foto di Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico.

“Avrei voluto seguire Gabriele e guardare con lui, attraverso i suoi occhi insieme delicati e implacabili, la Milano dei mesi terribili della pandemia; la Milano delle strade vuote, delle piazze vuote, delle facciate delle case a trattenere una folla di individui spersi. Avrei voluto parlare con Gabriele della malinconia inquieta di una città riscopertasi muscolare, di successo, eppure così fragile nello sforzo di rimuovere un dramma collettivo di dimensioni impreviste.”

– Stefano Boeri

Gabriele Basilico, Milano 1989. Foto di Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico.

L’occhio di Basilico regala uno sguardo autentico sulla diversità del tessuto culturale di una città come Milano, sempre in trasformazione e esposta alle sensibilità e fragilità del mondo. La città è per Basilico nucleo creativo, è cioè, lo spazio da osservare per eccellenza perché colma di potenzialità da dove si osserva l’essenza del visibile. Grazie alla capacità davvero unica di Basilico di ascoltare il mondo, le immagini in mostra vanno oltre la razionalità di una fotografia, narrano storie coinvolgenti. L’esposizione si struttura attraverso tredici serie chiamati campi d’indagine, che esprimono la progettualità dell’artista nel rapportarsi con l’organismo urbano. Ognuna di esse comporta l’esplorazione di un tema preciso, più o meno circoscrivibile a livello topografico o ad un periodo prolungato di lavoro. Basilico più volte dichiarò che Milano era per lui, fotograficamente parlando, un cantiere di sperimentazione, dove come in nessun altro luogo ha potuto lavorare con ampiezza di temi, tempo a disposizione, capacità di movimento. Si tratta non a caso dell’unico contesto in cui ha voluto operare anche in assenza di una committenza diretta, mosso da quel “mandato sociale” che ha caratterizzato il suo intero operato. Il suo lavoro, immerso nel clima del reportage sociale, descrive in una traiettoria di frammenti visivi e storici la documentazione sofferta e complessa della trasformazione di Milano, da città produttiva a hub della finanza internazionale. Tra le serie più interessanti dell’artista Milano. Ritratti di fabbriche, il progetto ambizioso di fotografare tutta la città attraverso gli edifici industriali in via di dismissione – che ha costituito un punto di svolta nella sua carriera. La città interrotta, costituisce invece una sorta di manifesto politico della fotografia documentaristica.

Gabriele Basilico, Milano 2008. Foto di Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico.

“Di Milano ammiro le parti belle e le parti misere del suo corpo, dai quartieri, alle case, ai muri, ai selciati. Ha una sua bellezza e una sua bruttezza, esterne, visibili, che sono incarnazione della sua storia.”

– Gabriele Basilico

Infine, da autore ormai affermato a livello internazionale, si dedica al lungo incarico per la documentazione dei lavori per la trasformazione di Porta Nuova, luogo simbolo delle contraddizioni di una città sempre più globale, concentrata e smaterializzata allo stesso tempo. Basilico ha generato un codice interpretativo del proprio lavoro, un modo di scrivere e leggere la città. Questa è stata la linea guida in mostra in Triennale, una pratica di riscrittura del reale attraverso il suo occhio in un continuum storico dei passaggi delle città. Una condizione moderna accostata a una postmoderna, perché d’altronde, come affermava Max Weber, la realtà esiste solo se viene raccontata, e Basilico, da grande Maestro, ha avuto la capacità di vedere la realtà con occhi speciali, mettendoci sentimento, empatia e soprattutto progettualità. Elementi che danno vita ad una narrazione che ci coinvolge e scuote, ponendo una luminosa luce sul corpo-scheletro di Milano in un momento in cui la sua città è molto fragile. La mostra Gabriele Basilico Le mie Città dona un esercizio documentaristico a tutti noi, che permette la sperimentazione di un linguaggio che troviamo poi compiuto nelle fotografie delle metropoli del mondo.

Gabriele Basilico, 1978-1980. Foto di Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico.

Per maggiori informazioni triennale.org

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