Sang Woo Kim. The Seer, The Seen
Herald St, London
From November 14th, 2024 until February 1st, 2025
La prima mostra personale di Sang Woo Kim alla Herald St di Londra è un’esplorazione dell’identità tanto personale quanto universale. Attraverso le due sedi della galleria, la mostra The Seer, The Seen (lett. Il veggente, il visto) esplora le dualità: una che guarda verso l’interno – letteralmente negli occhi dell’artista – e l’altra verso l’esterno, esplorando le sue percezioni, l’ambiente circostante e ciò su cui lo sguardo si posa.
Nato in Corea del Sud e cresciuto nel Regno Unito, il lavoro di Sang Woo Kim esplora l’identità fratturata plasmata dalla sua esperienza di vita tra due culture. La sua pratica esplora questa tensione continua tra l’educazione tradizionale coreana e il mondo occidentale circostante. Attraverso autoritratti e polittici, Kim ci invita a entrare nella sua mente, offrendoci scorci di una vita plasmata dalla dualità culturale. Le sue opere ci sfidano a fermarci e a vedere veramente, non solo lui, ma anche noi stessi.
Il cuore della mostra è il volto di Kim, ripetuto, sezionato, esaminato e reimmaginato attraverso una serie di autoritratti e primi piani. Le sue pennellate oscillano tra l’iperreale e l’espressionistico: un sottile rossore della pelle, un colpo di ciglia o la netta inclinazione di una mascella si dissolvono in verdi surreali e in tratti strutturati, quasi ruvidi. In alcune opere, la precisione del realismo fotografico cede il passo a distorsioni fantastiche, creando una tensione deliberata tra ciò che si vede e ciò che si sente.
Per Kim, questi autoritratti sono un atto di rivendicazione del proprio aspetto e della propria identità. Avendo lavorato come modello di moda per molti anni, la sua immagine è stata costantemente consumata e plasmata dagli altri, spesso ridotta a un prodotto da mostrare al pubblico. Come immigrato di prima generazione, il suo senso di sé è stato influenzato anche da esperienze di razzismo, discriminazione e cancellazione. Dipingendo il suo volto alle sue condizioni, si confronta con le narrazioni riduttive che vengono fatte su di lui, come modello e come immigrato. I ritratti di Kim sono al tempo stesso profondamente personali e coraggiosamente conflittuali, attirando gli spettatori nella sua prospettiva e incoraggiandoli a riflettere sulle proprie identità stratificate, imperfette e profondamente umane.
“In un mondo in cui le immagini sono costantemente generate, condivise e facilmente accessibili, l’atto di appropriazione e l’uso di immagini trovate parlano del travolgente paesaggio visivo del nostro tempo.”
La mostra si amplia con i polittici di Kim, dove l’artista esplora l’ambiente circostante, le immagini incontrate, i ricordi, le statue di marmo reimmaginate e i fotogrammi di film. Queste opere sembrano più sciolte, più libere, come se non fossero vincolate dalla precisione anatomica richiesta dalla ritrattistica. Le sue tele diventano diari visivi: occhi ampi e indagatori, figure disarticolate e teste fluide emergono in mezzo a tavolozze che oscillano tra il calore organico e la freddezza sintetica. In un’epoca di scrolling infinito, forse il più grande atto di resistenza è semplicemente prendersi il tempo di guardare veramente.
L’arte di Kim rifiuta la semplice categorizzazione, presentando l’identità come stratificata e sfaccettata. Come un cenno contemporaneo a Ways of Seeing di John Berger, il suo lavoro ci ricorda che guardare non è mai un atto passivo – richiede di mettere in discussione ciò che vediamo, come lo vediamo e chi controlla la narrazione. Forse la rivelazione definitiva non è nell’immagine stessa, ma nell’atto di guardare indietro. In questa sala degli specchi, la ricerca di Kim diventa la nostra.
Per maggiori informazioni heraldst.com.