MANIFESTO

#64

MUSE TWENTY FANZINE

Ground Break

2024.03.28

Donan­do nuove funzioni a un’ampia gamma di oggetti trovati che racchiudono una storia unica, Nari Ward si confronta con la memoria e la trasforma­zione, aprendosi a nuove possibilità.

Nari Ward: Ground Break
Pirelli HangarBicocca, Milan
From March 28th until July 28th, 2024

 

 

Celebrato come uno dei più importanti artisti americani contemporanei, Nari Ward realizza opere stratificate attraverso intrecci e giustapposizioni di elementi di recupero con cui allude a diversi aspetti sociali e politici e affronta temi relativi all’identità, alle questioni razziali, alla giustizia e al consumismo. Con le sue installazioni, video e sculture toccanti e provocatori, l’artista infonde nuovi significati e genealogie a oggetti di scarto trovati in luoghi improbabili, come edifici abbandonati, strade, parcheggi, rivelando storie e geografie dimenticate attraverso narrazioni complesse e inedite. Nella sua pratica trentennale ha dato vita a un’intricata rete di riferimenti e riflessioni tra istanze storiche e temi attuali, locali e globali, dalla storia coloniale delle comunità afrocaraibiche a quella dello schiavismo negli Stati Uniti, dalla gentrificazione di Harlem, quartiere a maggioranza afroamericana e latina di New York, alla crisi migratoria nel mar Mediterraneo. Al contempo indaga questioni spirituali e concettuali, connesse alle relazioni umane, alla giustizia sociale, alla costruzione di identità collettive e comunità attraverso una memoria storica condivisa. Centrale alla pratica di Ward è il suo approccio trasformativo e collaborativo all’arte, al punto che molti dei suoi lavori nascono da un dialogo diretto con il pubblico.

 

“Ho sempre pensato che la definizione o la classificazione di oggetto trovato riguardasse proprio l’idea di collaborazione. Perché non solo si reagisce a qualcosa che si vede o a un materiale, ma anche al contesto in cui lo si trova e da lì si cerca di dargli una narrazione che crei un altro tipo di aspettativa o emozione per lo spettatore”.

– Nari Ward

Con Ground Break, Ward dà vita a una monumentale coreografia tra opere degli ultimi trent’anni e nuove produzioni e a un dialogo tra sculture, video e installazioni. La mostra, animata anche da un programma di performance in collaborazione con altri artisti e musicisti, apre a riflessioni su questioni centrali nel nostro tempo, come la responsabilità sociale, la diseguaglianza, l’emarginazione, le migrazioni, offrendo prospettive possibili di trasformazione e cambiamento: la retrospettiva esplora a fondo la carriera dell’artista, presentando oltre trenta opere negli spazi delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca, da lavori storici e seminali mai riallestiti finora a nuove produzioni realizzate per l’occasione. Il percorso espositivo si snoda attorno alle installazioni di grande formato che Ward ha realizzato tra il 1996 e il 2000 come scenografie per la performance Geography Trilogy di Ralph Lemon, tra i maggiori coreografi contemporanei, un progetto collaborativo sviluppatosi nell’arco di dieci anni, che apre una riflessione sui concetti di conflitto e commistione culturale a partire dagli effetti traumatici e perduranti del colonialismo. Per la prima volta vengono presentate in un contesto espositivo queste opere, Geography Pallets (1997/2024), Geography Bedsprings (1997/2024) e Geography Temperature Curtain (1997/2024),Geography Bottle Curtain (1997/2024),  che creano una nuova coreografia concettuale con gli altri lavori, lo spazio e il corpo dei visitatori stessi. La mostra si apre con Hunger Cradle (1996), una vasta e intricata installazione composta da una varietà di oggetti sospesi e tenuti insieme da una rete di fili che collegano fisicamente e metaforicamente gli elementi e che i visitatori sono invitati ad attraversare per poter incontrare gli altri lavori esposti. L’opera è nata in un contesto collaborativo, concepita per una mostra che Nari Ward ha auto-organizzato nel 1996 insieme a Janine Antoni e Marcel Odenbach in una caserma dei pompieri abbandonata sulla 141 Street di Harlem, che sarebbe poi diventata il suo studio.

Nari Ward, Apollo/Poll, 2017. Veduta dell’installazione, Socrates Sculpture Park, New York, 2017. Commissionato da Socrates Sculpture Park, New York. Courtesy l’artista e Lehmann Mauping, New York, Hong Kong, Seoul e Londra.

Ward prova il desiderio che ogni oggetto venga modificato per creare uno spazio di indagine e trovare un altrove attraverso la collaborazione o il dialogo tra la sua storia, la vista e la relazione con il contesto. Questo aspetto della sua pratica si rifà anche all’approccio di riconfigurare materiali di scarto in prodotti di consumo conferendogli una nuova funzione. Così in Carpet Angel (1992), tappetti, buste e bottiglie di plastica e corde sono utilizzati per creare una figura angelica sospesa sopra un accumulo di oggetti improvvisati in una riflessione sul senso del sacro e sulla spiritualità quotidiana. Mentre in Behold (1996) e Crusader (2005) Nari Ward trasforma un passeggino e un carrello della spesa in oggetti scultorei, ridefinendo la loro funzione sociale e il loro valore economico.

Nari Ward, Ground Break. Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024.
Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano.
Foto Agostino Osio.
Nari Ward, Geography Pallets, 2000/2024. Installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024.
Prodotto da Pirelli HangarBicocca Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano.
Foto Agostino Osio.
Nari Ward, Ground Break. Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024.
Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano.
Foto Agostino Osio.
Nari Ward, Geography Bottle Curtain, 1997/2024. Installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024.
Prodotto da Pirelli HangarBicocca. Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano.
Foto Agostino Osio.
Nari Ward, Happy Smilers: Duty Free Shopping, 1996. Installazione, Pirelli HangarBicocca, 2024.
Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano.
Foto Agostino Osio.

Per maggiori informazioni pirellihangarbicocca.org.

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