PS Da quanto tempo sei in Francia?
JK Da tre anni. Vivo in un piccolo villaggio, nei pressi di un paese più grande. Non so dirti perché ci siamo trasferiti qui, forse solo per fare qualcosa di diverso; è una realtà piccola e tranquilla.
PS Soprattutto in confronto al tuo paese di origine, l’Australia, che è l’esatto contrario.
JK L’Australia è un po’ più metropolitana, più trafficata. È una piccola versione parallela degli Stati Uniti. Si corre sempre. Invece qui è tranquillo, si respira.
PS Parlami del lavoro che stai realizzando.
JK È giocoso, piuttosto crudo e audace. Non è troppo complesso, e lo si può raccontare. Siamo stati tutti bambini e abbiamo disegnato cose fantastiche, alcune persone non vedranno necessariamente la mia disperazione nel cercare di rimanere giovane attraverso il lavoro che progetto. Ho quasi 40 anni e non voglio crescere. Non è ancora successo, per ora, e non credo che succederà adesso.
PS Come definiresti il concetto di crescita? Qual è la parte che più ti spaventa?
JK Penso che molte persone modellino la loro definizione di età adulta in riferimento ai propri genitori. I miei erano molto responsabili e avevano tutto sotto controllo. Facevano delle mosse intelligenti. In molte occasioni io e mia moglie abbiamo fatto l’esatto contrario. Quindi penso che se mi paragonassi a come era mio padre, mi sentirei sempre molto giovane, un po’ sciocco e irresponsabile. Le proprie esperienze si possono paragonare alle persone prese come riferimento solo a un certo punto della vita.
“Il lavoro che sto facendo è giocoso, piuttosto crudo. Audace. Qualcosa che la gente può capire con relativa facilità. È un’opera che si può raccontare, siamo stati tutti bambini e abbiamo disegnato cose fantastiche.”
PS Stai creando un nuovo modello per i tuoi figli.
JK Si, è vero. E penso sia una bella cosa, che ha tanto altro attorno. Se poi dovessero scegliere una strada più difficile, o fare sciocchezze come ho fatto io, alla fine non è poi così un dramma. Anche se una cosa è certa: fallire non è divertente.
PS Parliamo del tuo percorso. Hai frequentato una scuola d’arte?
JK Ho iniziato alcuni corsi di laurea all’università, ma li ho abbandonati tutti. Non sono una persona che porta a compimento le cose. Lo studio non fa per me. Tuttavia ho letto molti libri, ho passato molto tempo a osservare l’arte, ad ascoltare podcast e audiolibri portando avanti così il mio piccolo processo educativo. Non ho qualifiche o competenze nel settore dell’arte.
PS Come un artista outsider.
JK Non mi sto paragonando a lui, ma Francis Bacon era un autodidatta. Lo considero sempre un esempio molto interessante, in quanto è tecnicamente un artista outsider, ma è anche ben consolidato come “dio del mainstream”. È un maestro del colore, e tutte le cose che ha fatto in precedenza hanno contribuito alla sua maestria artistica. Ripeto, non mi sto paragonando a lui, Bacon era un genio e io non lo sono assolutamente; ma in termini di modelli di riferimento, il suo lavoro e la sua carriera sono davvero interessanti.
PS Qualche volta vieni etichettato come un “artista di Instagram”. Cosa pensi a riguardo?
JK Non mi piace molto la cosa, anche se Instagram è stato fondamentale per sviluppare relazioni e network. Non ho imparato nulla di nuovo in termini di arte, ma è stato positivo per entrare in contatto con persone interessanti.
PS Pensi che il tuo successo sia dato da Instagram stesso? O che sia nato soprattutto da persone che già conoscevi?
JK È un sano compromesso. Prima non conoscevo molte persone nel mondo dell’arte, tramite Instagram è stato bello incontrare gente che la pensa come me e che cerca di creare cose interessanti, sarebbe ridicolo dire che non mi ha aiutato.
PS Cosa ne pensi della direzione verso cui si sta muovendo l’industria dell’arte?
JK Devo dire che mi piace abbastanza la direzione che sta seguendo, conosco tanti artisti incredibilmente bravi. È molto facile farsi sopraffare dal futuro, ma in questo momento c’è una pletora di grandi artisti. Soprattutto le artiste donne stanno ottenendo sempre più stima e riconoscimenti. Ora c’è più attenzione a riguardo, e credo che la cosa sia giustificata; era ora, finalmente, e mia moglie è proprio una di loro. Ho visto di persona quanto possa essere più difficile per un’artista donna. Ed è assurdo. Purtroppo in termini di tempistiche, per la velocità del progresso, non siamo mai totalmente soddisfatti. Ma penso sia anche importante riconoscere che ci stiamo muovendo nella direzione giusta, verso pari opportunità. Tra gli espressionisti astratti erano pochissime le artiste donne il cui nome veniva menzionato, rispetto ai tanti uomini. Ricordo quella citazione: “Il lavoro è così bello che faccio fatica a credere che tu sia una donna”. Immagino siano proprio questi i quesiti che le donne si trovano ad affrontare… È troppo femminile? È troppo soft? È bello vedere che le mie colleghe donne se la cavano bene. Non so come sarà il futuro, ma onestamente non sono molto preoccupato. Penso che la situazione attuale sia un buon punto di partenza.
Leggi l’intervista completa sul numero di Settembre, Issue 60.
“Sto creando un sacco di iperrealismo – nuove idee di design.
Ho bisogno di tanto tempo,
perché potrebbe essere una vera delusione.”