Fryd Frydendahl ritrae amici, persone a lei care, famosi e sconosciuti, esplorando attraverso il loro volto, le posizioni che assumono e le emozioni che pervadono quel momento, scatenando nella fotografa un senso di affinità e vicinanza. I suoi scatti raccontano l’innocenza e il caos dei giovani, leggendo nei loro occhi la personalità complessa che li accompagna negli anni migliori della loro vita. Fryd non identifica il suo lavoro come un documentario, perché la realtà narrata nelle sue fotografie è leggermente distorta e stravolta dal suo carattere e dalla sua identità, parti integranti dell’immagine. Salad Days, pubblicato da Marrow Press, raccoglie 150 ritratti realizzati dalla Frydendahl tra il 2012 e il 2022, che indagano il suo regno artistico, quello sperimentale e allo stesso tempo considerano anche il lato più commerciale del progetto, confondendo i limiti tra questi aspetti, dando vita ad un libro che rivela i progressi della fotografa e attraverso i ritratti si delinea un suo profilo personale e unico.
“Ho sempre usato la mia pratica come un modo per affrontare i miei sentimenti.”
Gli scatti di Fryd rompono gli schemi distaccandosi completamente dalla classica fotografia ritrattistica, mostrando la sua abilità nel creare un percorso per l’osservatore verso un mondo dove le differenze sociali e culturali non esistono, dove le diversità estetiche sono un pregio, alla scoperta di uno spazio incontaminato dove si incontrano diversi tematiche tra cui quella del dolore, della solitudine, dell’identificazione, dell’amicizia e della famiglia: ognuna di queste è affrontata mostrando sempre le mille sfaccettature che ci appartengono, a seconda del soggetto e in base a cosa lui vuole mostrare di sé stesso. L’approccio della fotografa è intuitivo e attento, posizionando in prima linea il rapporto tra lei e la persona ritratta, che dà il via a una serie di legami tra loro, l’immagine e l’osservatore. Frydendahl rende partecipe la famiglia e gli amici nei suoi progetti amplificando la sensibilità che caratterizza i suoi lavori e sviluppandone una narrazione visiva coinvolgente. Gli scatti esprimono vulnerabilità, innocenza, entusiasmo, purezza e imbarazzo: il titolo del libro fa riferimento al periodo in cui una persona raggiunge l’apice, mostrando quindi le diverse emozioni in differenti momenti della vita; solitamente il momento di culmine si coglie durante l’età adolescenziale, ma per alcuni si presenta prima e per altri molto più tardi. Salad Days tratta la complessa difficoltà che pervade una persona di non sapere ancora tutto, indipendentemente dall’età, mostrando il suo lato più sensibile e i suoi dubbi riguardo la persona come essere umano. Fryd Frydendahl si muove con maestria nei territori di confine tra arte e fotografia sviluppando degli scatti che abbattono i limiti tra documentario e realtà, esplorando ciò che il ritratto è, cosa può fare e rappresentare.
“Tutte le sue immagini trasudano una sincerità e una libertà che hanno reso il suo lavoro così pervasivo. Porta con sé questo idealismo in ogni nuova collaborazione, e per questo i suoi Salad Days sono tutt’altro che finiti.”
L’approccio di Fryd Frydendahl alla fotografia è esplorato anche attraverso l’exhibition al Fotografisk Center di Copenaghen: MAZE – Potential Archives racconta i lavori come riferimenti visivi che indagano e rendono omaggio ai sistemi complessi che si trovano negli archivi e nelle collezioni, comprendendo scatti in cui la fotografa interpreta i libri della biblioteca di Hillerød in relazione alla mostra Lanerkort alla Vandrehallen Kunsthal. Fryd dimostra anche in questo caso una forte fascinazione per le tendenze umane e una spinta curiosità per le emozioni e gli stati d’animo delle persone che incontra, e che si traducono in un’esplosione di riferimenti e domande. Nel racconto La Biblioteca di Babele, lo scrittore argentino Jorge Luis Borges descrive una biblioteca fittizia e infinita dove tutto quello che può essere scritto è già stato scritto, sottolineando però che al contrario di come sembra, l’infinito è una grandezza solamente potenziale, che non sarà mai raggiunta. Fryd esplora questo principio, realizzando fotografie che conducono l’osservatore verso l’esplorazione della circolarità e dell’idea di originalità, ponendosi molteplici interrogativi. “Come può nascere qualcosa di originale in una rete inibita di riferimenti? E come possono i riferimenti nascere in un archivio finito di informazioni?”
La parola “maze”, titolo della mostra, si rivela fondamentale dal momento in cui lo spazio espositivo si trasforma in un labirinto composto da tre strati a seconda della classificazione dei lavori: il primo è un livello fattuale, il secondo metafisico ed il terzo fittizio. L’exhibition analizza il fascino umano, gli stati d’animo che caratterizzano i soggetti e la necessità di organizzare l’incomprensibile per contribuire al bagaglio di ricordi e conoscenze. Le diverse suddivisioni degli archivi in indici e in categorie ed i sistemi di classificazione appaiono complessi e criptici, proprio come una mente umana, che spesso e volentieri ha tutta la forma di un labirinto dove in realtà non ci si perde mai. Attraverso il libro e l’exhibition si ha una visione quasi completa sull’artista, comprendendo molto su di lei e sul suo rapporto con la fotografia che va oltre il possibile, raggiungendo anche il soggetto ritratto e l’osservatore. Gli scatti sono lo specchio dei suoi sentimenti attraverso i quali riesce a fare ordine nella raccolta confusa di pensieri e di infinite domande. I Salad Days per lei sembrano non finire mai, trasportando le sue emozioni sempre al massimo per esplorare la forza del ritratto e della sua rappresentazione.
Per maggiori informazioni marrow-press.com and fotografiskcenter.dk.