Copy Machine Manifestos: Artists Who Make Zines
Brooklyn Museum, New York
From November 17th, 2023 until March 31st, 2024
La pratica estetica delle zine è in gran parte inesplorata, ma affascinante e coinvolgente. Abbreviazione del termine “fanzine”, sono riviste autopubblicate che raccolgono testi, immagini e ritagli di ricerca, originariamente realizzate con le fotocopiatrici. Questo mezzo è stato ampiamente utilizzato per creare e promuovere comunità culturali, sociali e artistiche al di fuori delle abitudini dominanti fin dai primi anni Settanta del Novecento, quando le tecnologie di riproduzione più accessibili divennero largamente accessibili alla popolazione. La mostra è la prima grande esposizione dedicata a questo strumento di comunicazione, raccoglie oltre 800 opere esposte, ne indaga il rapporto con una serie di pratiche d’avanguardia e le intersezioni con altri mezzi di creazione, tra cui la pittura, il disegno, il collage, la fotografia, la performance, la scultura, il video e il film. Con l’indagine presentata, le zine vengono considerate per la prima volta un metodo comunicativo a sé stante all’interno della storia dell’arte, la valorizzazione di questi elementi rende anche il panorama dell’arte contemporanea diversificato e unico, e la pratica non assume alcun aspetto nostalgico o passato. Inizialmente il progetto, portato avanti dal lavoro di Branden W. Joseph, professore di arte moderna e contemporanea del dipartimento di storia dell’arte e archeologia della Columbia University, e di Drew Sawyer, curatore della Fotografia al Whitney Museum of American Art, doveva chiamarsi An Incomplete History of Zines by Artist. Un’indagine completa di questo tipo di pubblicazioni sembrava impossibile, considerata la vastità di materiale presente, la varietà dello stesso e la natura spesso privata e anche anti-istituzionale di questi progetti.
“Tuttavia, abbiamo ritenuto che le zine d’artista meritassero di essere oggetto di una mostra di ampio respiro, non solo perché il mezzo stampato è diventato sempre più popolare e rilevante nell’ultimo decennio, ma anche perché gli artisti stessi hanno già esplorato queste storie e retaggi.”
Il percorso è allestito cronologicamente: The Correspondence Scene presenta alcuni dei primi artisti che hanno incorporato le zine nella loro pratica creativa a partire dagli anni ’70 con scambi artistici tra gruppi specifici distribuiti in varie città del Nord America; The Punk Explosion amplia l’iconografia tipica del movimento punk sviluppatosi a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80, sfidando le istituzioni e l’accesso ai canali di distribuzione. Queer and Feminist Undergrounds riporta invece informazioni su omofobia, transfobia, sessismo, razzismo, supremazia bianca, abilismo, attivismo per l’HIV/AIDS e classismo. Richiama l’attenzione sulle comunità emarginate che lottano per trovare la forza di fare sentire la propria voce, con l’intento di stabilire un chiaro controllo sulla loro stessa auto-rappresentazione. Da qui nasce la riflessione accurata sul rapporto tra zine e video, un’interazione che inizia ad emergere tra gli anni ’90 e i primi 2000. Subcultural Topologies indaga infatti l’arco temporal in cui la produzione di zine ha raggiunto le gallerie d’arte e gli spazi espositivi alternativi, diventano fruibile ad un pubblico sempre più vasto; Critical Promiscuity descrive come questi esempi riescano ad essere un mezzo di comunicazione importante per gli artisti queer, che impiegano questo mezzo per raggiungere un gruppo di persone più ampio e rendere il loro disagio o difficoltà sociale sempre meno offuscato. A Continuing Legacy conclude l’esposizione concentrandosi sulla vivace pratica odierna dello sviluppo di nuove zine da parte di artisti singoli, movimenti o collettivi, e di come esse rappresentino un importante catalizzatore dei cambiamenti sociali. Rimangono ancora oggi uno strumento volto a spingere i discorsi critici verso la superficie dei dibattiti, e a dare alle persone il controllo sulle proprie storie e rappresentazioni, consentendo loro di unirsi all’interno di idee e di trovare un terreno comune, ricco di valori condivisi.