In momenti di buio come quello che stiamo vivendo, come si possono (ri)aprire gli occhi? Come si fa a distinguere il conformista dal compagno? Con Fireflies, ultima collezione della Maison Valentino, Alessandro Michele invita lo spettatore a riflettere sul ruolo politico, nella fattispecie riconoscitivo, dei capi d’abbigliamento. Il riferimento esplicito è alla “scomparsa delle lucciole” teorizzata da Pier Paolo Pasolini, ma Michele non si ferma alla metafora: trasforma l’immagine in materia di stile, in texture, volume, luce. Questa teoria rimonta a un episodio della vita dello scrittore. Nel 1941, Pasolini descriveva uno spettacolo sensuale di lucciole: bagliori che si cercano con “amorosi voli e luci”, simbolo di una vitalità che esisteva anche nell’oscurità. Trent’anni dopo constatava la loro scomparsa: non tanto delle luci, quanto degli occhi che non sanno più vederle. Michele raccoglie questo testimone e inverte la deriva: non gli esseri luminosi a essere perduti, ma la capacità di percepirli. In Fireflies, Michele esercita la moda come gesto politico, proponendo una forma estetica che non è ornamentale, come si direbbe in superficie, ma carica di significato. Gli abiti oscillano tra trasparenza e opacità: chiffon, mesh ricamati, pizzi traforati e tulle si mescolano a panné, velluti e materiali metallici per evocare luminescenze intermittenti e bagliori suggeriti.
La silhouette si muove liberamente tra i codici del maschile e del femminile, tracciando un territorio comune in cui le distinzioni si fanno sfumate. I blazer dall’impronta maschile sono rielaborati con pieghe permanenti e tagli sartoriali rigorosi, ma addolciti da leggere curve che disegnano una silhouette appena accennata a clessidra, smussando ogni rigidità. Le giacche, sia da uomo che da donna, parlano la stessa lingua strutturale, eppure non si annullano a vicenda: anzi, si rifrangono l’una nell’altra. In più di un look, i codici del tailoring classico vengono interrotti da drappeggi fluidi, applicazioni femminili, tagli inattesi che contaminano la geometria con morbidezza. Gli abiti da sera non si limitano a scintillare, ma riflettono intenzionalmente la luce, come se partecipassero attivamente alla scena. L’uso calibrato di paillettes oro e argento trasforma i capi in superfici vive, ma Michele gioca con l’intensità per evitare l’eccesso decorativo: alcune bluse sono lasciate quasi impalpabili, nude, mentre altre vibrano di stampe, e altre ancora si lasciano completamente invadere dalla luce.
“La moda, in questo senso, può diventare un’alleata preziosa. È suo il compito di illuminare ciò che ama nascondersi, portando in superficie timidi indizi di futuro.”
Alessandro Michele introduce sfumature inattese nella vasta gamma cromatica: menta, rame, blu elettrico e tocchi di giallo acido, dando vita a contrasti che non rompono l’equilibrio narrativo, ma lo espandono, rafforzando la tensione poetica che attraversa l’intera collezione. Anche gli accessori giocano un ruolo centrale nella rete di rimandi simbolici della collezione. Dettagli come charm, catene e pietre trompe-l’œil, ispirate alla fragile luminescenza delle lucciole, affiorano come codici visivi discreti ma carichi di significato, evitando ogni concessione al superfluo.
“Occorre dunque disarmare gli occhi e riaccendere lo sguardo. Solo in questo modo potremmo capire come il buio del nostro presente sia in realtà ‘intramato’ da sottili sciami di lucciole.”
La scenografia fatta di luci pulsanti simili a lucciole, non si limita a incorniciare la collezione, ma ne amplifica la carica emotiva. Il set è pensato per essere un dispositivo immersivo che alimenta il pensiero, vuole risvegliare le coscienze del pubblico su messaggi più grandi. Michele non si accontenta di presentare abiti: mette in scena un ecosistema di presenze vive, corpi che si muovono e che al termine della passerella si ritrovano in un finale maestoso tutti insieme, a guardare verso l’alto in cerca della luce emanata dalle lucciole. Con Fireflies, l’estetica si trasforma in pratica del risveglio. Le silhouette non decorano, ma parlano: sono codici, strumenti narrativi che ridanno al corpo, attraverso l’abito, la possibilità di affermarsi, di opporsi, di segnalare la propria esistenza fuori dal coro. Michele utilizza allora la moda, la bellezza, per riaprire gli occhi dello spettatore pigro e allenarli all’osservazione. Un esercizio che, in questo momento storico, assume un forte significato politico, perché guardare significa anche riconoscere. Spesso, infatti, sono proprio determinate scelte di stile a rivelare gli osservatori vigili che si schierano e resistono al conformismo. Nell’epoca della visibilità per eccellenza, l’abito e la scelta dell’abito, diventano un linguaggio politico, lucciole che ancora brillano.