Ogni anno, al Festival di Cannes, assistiamo alla presentazione di film non sempre comuni per il grande pubblico, ed ecco che quest’anno è il turno di The Phoenician Scheme di Wes Anderson.
Ambientato in un paese immaginario in stile mediorientale degli anni ’50, il film ruota attorno alla storia del protagonista Zsa-Zsa Korda (Benicio del Toro), un industriale eccentrico il cui impero sta crollando sotto il peso della pressione politica, dei controlli finanziari e di una serie di tentativi di omicidio. Dopo essere sopravvissuto per miracolo a un misterioso incidente aereo, nomina inaspettatamente come unica erede la figlia da cui è da tempo separato, Liesl (Mia Threapleton), una suora. Uniti dalle circostanze, i due si trovano coinvolti in un caotico intreccio di tensioni familiari, intrighi internazionali e affari poco trasparenti.

L’ultima impresa ingegneristica di Korda diventa il fulcro della vicenda, coinvolgendo nella sua realizzazione magnati rivali, agenti stranieri ed estremisti politici. Ne scaturisce una storia a metà tra un intrigo di spionaggio e un percorso di resa dei conti personale, raccontata con lo stile inconfondibilmente eccentrico di Anderson. I temi sono infatti profondi in questo film: si parla di eredità, controllo, redenzione, ma il tono resta inconfondibilmente il suo.
Lo stile visivo del film è caratteristico del regista: tutto è giocato su ombre e penombre, con lunghe riprese lente che costruiscono un senso di inquietudine crescente, anche nelle scene ambientate in pieno giorno. Il film vibra di una tensione silenziosa, pervaso da quella sottile sensazione che qualcosa non vada per il verso giusto. Più che sull’azione, punta tutto sull’atmosfera: lo spettatore è invitato a cogliere ciò che è suggerito piuttosto che ciò che viene detto esplicitamente. Non a caso, sono stati fatti paragoni con La talpa (Tinker Tailor Soldier Spy) e i primi lavori di Tarkovsky. Merita una menzione anche il design sonoro: discreto, a tratti quasi impercettibile, ma sempre capace di creare un lieve, costante senso di disagio.
“Il punto di partenza è stato cercare di inventare qualcosa su uno di quei magnati europei degli anni ’50, come Onassis o Niárchos.”
Il film vanta un cast corale stellare: accanto a Benicio del Toro nei panni di Zsa-zsa Korda e Mia Threapleton in quelli di Liesl, troviamo Michael Cera nel ruolo di Bjorn Lund, Tom Hanks come Leland, Bryan Cranston nei panni di Reagan, Riz Ahmed in quelli del Principe Farouk, Scarlett Johansson come la cugina Hilda, Benedict Cumberbatch come zio Nubar, Rupert Friend nel ruolo di Excaliber e Hope Davis nel ruolo della Madre Superiora. Le interpretazioni, in generale, sono incisive, eccentriche e totalmente immerse nell’universo surreale e stilizzato di Anderson. Il film ha ricevuto una standing ovation di sei minuti e mezzo al Festival di Cannes, con la performance di Threapleton particolarmente lodata dalla critica.

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