Louis Vuitton torna a raccontare una visione chiara, determinata, e riconoscibile. Tutto nella mente del Direttore Creativo Nicolas Ghesquière è così immediato, l’omaggio alla tradizione del marchio è sempre il punto cardine da cui ogni collezione si snoda. L’essenza dell’innovazione e del cambiamento si respira in ogni capo proposto e portato in passerella, il cambiamento nei codici del brand si identifica nello scorrere del tempo, nell’avvento del nuovo secolo che porta con sé pensieri e sensazioni differenti. Le tendenze si contaminano, si fondono in un gioco attento, in una maestria artigiana senza eguali, in una moda rappresentata come continuo dialogo tra stili differenti. Ecco qui che nasce la nuova rivoluzione. L’immaginario ricreato per lo show è ricco di emozioni, l’Étoile du Nord è una stazione immaginaria dalla struttura asimmetrica, che porta con sé tutta l’emozione dei viaggi in treno dell’Ottocento. La storia raccontata è all’insegna del viaggio, tanto caro a Monsieur Louis Vuitton, e a tutti i significati nascosti dietro questa parola: l’avventura, la scoperta, l’incanto, la sorpresa. Tutte le emozioni convergono insieme: l’impazienza, la speranza, la malinconia, l’entusiasmo, il conforto, lo smarrimento, l’euforia. Il viaggio ha molteplici scopi: l’amore e la separazione, la partenza e il ritorno.

“Ho iniziato con l’idea di qualcosa di molto collettivo, ovvero la piattaforma di una stazione, dove le persone si incontrano, si separano, sono felici di ritrovarsi, sono tristi di doversi lasciare. Persone che vedi solo una volta nella vita con un certo look che potresti non dimenticare mai, che potrebbe influenzarti, il che, credo, sia in qualche modo il mio caso.”
Il défilé si apre con dei pantaloni corallo dal taglio morbido, camicie stampate, trench beige e neri semitrasparenti. Si passa poi a giacche a vento dal taglio sportivo, logate Louis Vuitton, e giacche di pelle lunghe e corte abbellite da bordi di soffici piume. Cappe, sciarpe e mini dress a quadri raccontano la vita di ogni giorno. Gli abiti sono corti e lunghi, strutturati e scivolati, in seta o con stampe decise. Le gonne con balze voluminose stratificate conferiscono ai look un aspetto girly-chic. La vita è segnata alta, a slanciare la figura. I giochi di volumi tanto cari a Ghesquière non mancano, compaiono nelle giacche e nelle mantelle, ma anche nei pullover dal collo alto e nei mini-dress. I colori sono vibranti, la palette è variegata e ampia, in una continua ricerca delle molteplici sfaccettature insite alla moda. Le silhouette sono ricercate, ogni look presenta un dettaglio differente, tagli corti e slim si alternano a morbidi volumi oversize, giacche imbottite si vedono rubare la scena da fini cappe che avvolgono il corpo.
Gli accessori sono come sempre parte integrante della narrazione. Il classico monogram viene presentato su doppi marsupi portati in vita, le forme si fanno mini e maxi, la struttura senza tempo della Keepall annuncia la nuova Express dalle linee leggere. Tra le scarpe rimangono impressi i volumi chunky delle rifiniture a contrasto di sneakers e boots dal tacco quasi impercettibile. Alcuni degli stivali sono in maglia, con morbidi rimborsi di tessuto, altri sono avvolti alla caviglia e adornati da semplici nappe di pelle.

Per la collezione, Louis Vuitton ha anche collaborato con il gruppo tedesco di musica elettronica Kraftwerk, tra i protagonisti del panorama musicale contemporaneo. L’iconico album Trans-Europe Express ha prestato la copertina ad alcuni look presentati nella sfilata, così come l’ispirazione del titolo per l’intera collezione declinata non in maniera didascalica bensì sotto forma di dettagli unici e sapientemente accurati.
In conclusione, Nicolas Ghesquière sembra essersi ancora una volta divertito a ricreare un racconto che omaggia passato, presente e futuro, in una collezione che è accessibile nonostante alcuni accostamenti azzardati e inaspettati. Tutto lo show è stato pensato per raccontare una storia comune, a cui tutti partecipano allo stesso modo, in cui tutti sono egualmente coinvolti. Il potere della collettività e dell’unione afferma ancora una volta quanto il Direttore Creativo sia affezionato a tutto ciò che succede intorno a lui, al tempo che scorre, alle mode che cambiano, al mondo che si sgretola e si ricompone in un connubio di bellezza che ci tiene con il fiato sospeso e ci riempi gli occhi di lacrime.