Talia Chetrit
10·Corso·Como, Milan
From September 18th until November 17th, 2024
Le immagini di Talia Chetrit occupano uno spazio e un tempo difficili da definire: possiedono l’immediatezza di un’istantanea e la qualità un po’ sbiadita di un momento di vita fissato sulla pellicola, eppure di fronte ad esse abbiamo la sensazione di qualcosa che è stato attentamente pianificato, di una tensione verso gli aspetti compositivi e narrativi delle immagini, che l’artista esalta attraverso una precisa coreografia di pose e accessori. Chetrit fa un uso schietto eppure ricco di sfumature dell’obiettivo fotografico, attingendo alla storia della fotografia mentre solleva interrogativi intorno ai temi della rappresentazione del sé, della sessualità e delle dinamiche di potere. Le sue immagini – tanto poetiche e provocatorie quanto attentamente elaborate – combinano intensità emotiva e qualità compositive: sono un esercizio critico su cosa significhi guardare un’immagine e su cosa si provi nel mettersi in posa per l’obiettivo, un’indagine sulle implicazioni formali del gesto di inquadrare e sulle dinamiche psicologiche che emergono quando diventiamo il soggetto dell’inquadratura. Autoritratti, scene familiari, nature morte e fotografia di strada; nessun soggetto è escluso dalla pratica artistica di Chetrit, che si interroga sull’attuale validità dei generi fotografici, infondendo nelle immagini il candore della fragilità e il senso della provocazione. Il titolo della mostra suggerisce la molteplicità di significati che la parola gut evoca in inglese: oltre al suo significato letterale, la parola incarna metaforicamente idee di coraggio o di sfrontatezza, oppure indica una reazione emotiva viscerale o un istinto. In questo senso il titolo riflette la molteplicità di temi formali ed esistenziali che le opere contengono.
“Anche se ho sempre lavorato con il mio intero archivio di negativi, a partire dalla prima metà degli anni Novanta fino a oggi, questa mostra presenta in particolare fotografie della mia storia espositiva. Analogamente a come ho curato i libri del mio lavoro, sono interessata all’opportunità di unire i fili e creare un dialogo tra le mie mostre passate”.
Scatti recenti si affiancano a fotografie realizzate a metà degli anni Novanta – come Logo (1996/2017) e Face #1 (1994/2017) – in cui Chetrit, allora adolescente, ritrae le sue amiche d’infanzia. Un’altra opera degli esordi, Murder Picture #3 (1997/2017), raffigura un’amica dell’artista mentre posa come vittima di un omicidio in quello che sembra essere un vagone della metropolitana. Queste immagini evocano la violenza e il voyeurismo della società contemporanea: se consideriamo il tempo come il materiale per eccellenza della fotografia, questo gesto assume un doppio significato; da una parte sottolinea come, in quanto esseri umani, esistiamo nel tempo, dall’altra evidenzia come manifestiamo i continui mutamenti delle nostre sensibilità attraverso forme storicamente determinate, come la moda. Le opere successive, come gli autoritratti Untitled (Body) e Self-portrait (Mesh Layer), combinano messa in scena, esibizionismo e auto-parodia, sfidando le rappresentazioni tradizionali della femminilità. La mostra include anche ritratti dei membri della famiglia di Chetrit, esplorando gli stereotipi e le contraddizioni delle relazioni familiari. Anche in queste opere, la moda è presente come elemento di esplorazione dell’identità e delle convenzioni sociali: Chetrit utilizza anche un obiettivo telescopico per catturare vedute urbane, dove i soggetti sono anonimi e sfocati, senza connessione emotiva. Le nature morte della mostra, come Angels e Rubber Nipple, trasmettono tensioni psicologiche e temi come l’amore romantico e la genitorialità. L’opera Studio Chair suggerisce il legame tra seduzione, abbandono e assenza. Come la vita contemporanea – o la vita in sé e per sé – l’arte di Talia Chetrit può apparire a volte sconcertante: comunica onestà eppure contempla l’inganno, si addentra nei sentimenti mentre ne analizza le contraddizioni. Ciascuna di queste opere ci invita a riflettere sulla natura sfaccettata delle relazioni umane e sui modi in cui i rapporti sono plasmati, omologati e perpetuati attraverso il dominio della rappresentazione.
Per maggiori informazioni 10corsocomo.com.