Come avrebbe potuto dire Yves Saint Laurent, “io sono la donna Saint Laurent“?
Per questa stagione Anthony Vaccarello torna, in un certo senso, indietro. Lo fa evocando Yves Saint Laurent stesso, o meglio, il suo stile personale, dai blazer extralarge agli occhiali da vista: il risultato è una nientedimeno che una collezione eccezionale, acuta e coinvolgente dall’inizio alla fine. La sfilata si apre con un taglio sartoriale maschile in tonalità di antracite, nero e prugna, decisamente ispirato allo stilista francese, con giacche doppiopetto e pantaloni larghi, morbidi ma perfettamente rifiniti, che incarnano una sensazione di controllo e potere. Alcuni dei look sono arricchiti da cappotti di cotone e giacche di pelle voluminose, mentre accessori come cravatte oversize e bracciali d’oro completano l’insieme. Nessun’altra Maison è legata a un archetipo femminile così profondamente come SL, il cui ideale di donna è complesso, lontano dalla perfezione seducente delle muse classiche. Saint Laurent continua a sviluppare ciò che ha reso la casa iconica fin dal principio: la forza degli abiti risiede nell’atteggiamento indipendente di chi li indossa, le cui contraddizioni riflettono la personalità del fondatore, un equilibrio tra raffinatezza artistica e desideri istintivi. Questa dualità emerge nella collezione attraverso i tailleur fluidi e le giacche strutturate, che richiamano il modo di vestire dello stesso Saint Laurent. In omaggio, tutti i look portano il nome di donne che sono state importanti per la Maison in momenti diversi fino ad oggi. Lo sfondo della sfilata evolve le suggestive scenografie monumentali del Saint Laurent di Vaccarello: mentre un volume lineare scuro si inserisce in un cortile storico, un oculo ovale rivela il cielo notturno; un alto fregio dorato avvolge lo spazio in una calda luce, mentre il caratteristico pavimento blu fa riferimento ai famosi giardini di Yves a Marrakech.
“La mia ultima sfilata maschile a marzo era stata tutta incentrata sul tailoring, ma basata sul flou; volevo che questa fosse l’opposto—più rigida”.
I total look in giacca e cravatta riflettono profondamente il linguaggio estetico di YSL, ma all’improvviso Vaccarello sorprende con una svolta verso abiti da sera in broccato e pizzo: i blazer dalle spalle larghe, le bluse trasparenti e le gonne corte e aderenti si tingono di fucsia, rosa acceso, blu martinpescatore e giallo narciso, rendendo omaggio non solo alla collezione Haute Couture Primavera/Estate del 1989, ma in particolar modo a Nan Kempner, la socialite newyorkese che faceva parte del cerchio creativo di Saint Laurent e che contribuì alla leggenda del lancio della fragranza Opium a New York negli anni ’70, periodo in cui Saint Laurent frequentava artisti del calibro di Andy Warhol. Non mancano alcune concessioni vacanziere con il timbro di Loulou de la Falaise, socialite, musa e amica di Yves Saint Laurent, nascosto tra le camicie con trasparenze e pizzi, gonne con volant sovrapposti, camicette di seta con scollature infinite e gonne lunghissime indossate con giacche di pelle o jacquard. In questo contrappunto della collezione, emergono orecchini dalle forme astratte e tacchi a spillo estremi. Le mani sono volutamente infilate nelle tasche. Gossamer delicati, bluse fluide e cappotti strutturati sembrano perfetti per le élite dell’epoca, più a loro agio nei salotti dei club che sulle piste da ballo. Accessori imponenti come collane massicce e bracciali curvilinei aggiungono ulteriore potere agli outfit. Vaccarello dimostra come, stagione dopo stagione, sia possibile onorare l’eredità del fondatore pur rinnovando l’identità della Maison con una visione contemporanea e audace. Il fascino sfaccettato della donna YSL si è evoluto nel tempo, incarnato da un gruppo di modelle selezionate non solo per la loro singolarità, ma anche per come rappresentano un nuovo ideale femminile. Una collezione che è e sarà inconfondibilmente e indiscutibilmente Yves Saint Laurent.
“Non si tratta di fare uno smoking per una donna da indossare senza niente sotto. I completi vengono con camicie, cravatte. Sei vestito. Si tratta di controllo e potere, in un certo senso”.