MANIFESTO

#65

MUSE TWENTY FANZINE

RAW GLAMOUR

2025.02.28

Testo di Elisa Carassai

Miuccia Prada e Raf Simons nella collezione Donna Autunno Inverno 25 di Prada raccontano la rabbia, la ribellione e la ridefinizione della femminilità.

La prima immagine che ha preso forma quando Julia Nobis ha calcato la passerella, avanzando con passo deciso in un tubino nero, kitten heels, una borsa a scatto anni ’60 e i capelli spettinati, è stata quella della rabbia femminile. Ma non una rabbia qualsiasi—una rabbia domestica, silenziosamente ribollente, incastonata in un immaginario che richiama i tropi degli anni ’60. Lo styling, apparentemente rigoroso ma sottilmente fuori posto, le scarpe basse, le borse strutturate evocavano l’immagine di una donna imprigionata in un’idea idealizzata di femminilità, ora pronta a infrangerla. Non era solo una sensazione, ma un’emozione palpabile nell’atmosfera elettrica della sfilata, amplificata da una colonna sonora inquietante che lasciava un interrogativo sospeso: quale storia stavano raccontando le donne che sfilavano per la collezione Autunno/Inverno 2025 di Miuccia Prada e Raf Simons? 

 

Cosa accade quando lo spazio domestico diventa un campo di battaglia? Quando una donna, da sempre confinata entro i limiti di un’immagine precostituita, decide di ribellarsi? Questa collezione sembrava porre proprio queste domande, presentando un guardaroba che portava con sé l’eco delle costrizioni del passato, ma che al tempo stesso suggeriva un atto di liberazione. Il contrasto tra controllo e caos, tra rigore ed eccesso, lasciava emergere una riflessione più profonda sulla femminilità stessa.

C’è qualcosa di potente nel vedere una donna esprimere la propria rabbia senza grazia, nel lasciarla esplodere senza il filtro della compostezza. Negli ultimi anni, la rabbia femminile ha trovato spazio ovunque—nel cinema, nella letteratura, nella musica. Prada e Simons portano questo discorso nella moda, traducendolo in abiti che sembrano quasi decostruiti nella loro ribellione contro l’idea di perfezione. Prada, da sempre un brand capace di leggere il mondo e rispecchiarne le tensioni, con questa collezione sembra tracciare una critica tagliente sulla condizione femminile, sulla rabbia e sulla forza dell’imperfezione.

 

Cosa significa essere femminili oggi? È possibile definire la femminilità? La sfilata Prada Autunno/Inverno 2025 di Miuccia Prada e Raf Simons solleva questi interrogativi, stimolando una riflessione collettiva sul concetto di bellezza e sul modo in cui esso si trasforma nel tempo. Può la femminilità essere al tempo stesso delicata e ruvida? Può svincolarsi dai suoi canoni tradizionali senza smettere di portarne il peso?

 

La collezione ruota attorno al concetto di riduzione, che mette in luce la costruzione stessa dei capi. I primi look erano caratterizzati da abiti neri in materiali inattesi, dalle silhouette volutamente destrutturate e in costante movimento. Gli orli erano irregolari, le cuciture lasciate a vista, creando un senso di ribellione incompiuta. L’austerità della palette monocromatica era bilanciata dalla materialità grezza dei tessuti. Le proporzioni venivano alterate, sovvertendo il tradizionale rapporto tra tessuto e corpo, facendo apparire chi li indossava come in una fase di trasformazione—né completamente intatto né del tutto disfatto, ma sospeso in un processo di divenire.

Dislocamento, ridimensionamento, riconversione, ricontestualizzazione e decontestualizzazione: questi i principi che guidano una collezione in cui gli abiti, simboli della femminilità, si trasformano costantemente, sia nella forma che nel modo in cui vengono indossati. Frammenti di tessuto si spostano sul corpo, liberati dalla loro funzione originaria e da qualsiasi linguaggio codificato, invitando a interrogarsi sulle loro radici. Osservando la sfilata, ho provato un senso di inquietudine: i capelli scomposti delle modelle sembravano muoversi come corpi in fuga, mentre i cappotti di pelliccia erano avvolti nella plastica—quasi a voler nascondere una scena del crimine. I significati si trasformavano con il movimento, e nuove silhouette emergevano dall’interazione tra elementi contrastanti. Le proporzioni alterate modificavano il comportamento stesso dei capi e il loro rapporto con chi li indossava. Era un processo di riduzione che esaltava la costruzione, in cui materiali inconsueti e cuciture grezze diventavano dettagli essenziali.

 

I dettagli glamour negli accessori—gioielli, borse, fiocchi e decorazioni—contrastavano in modo netto con l’assenza di rifinitura negli abiti. Questo dualismo rifletteva le molteplici sfaccettature della femminilità, mettendo in discussione la sua stessa definizione. Può la femminilità esistere nella contraddizione? Può essere al tempo stesso sofisticata e scomposta, potente e contenuta?

L’allestimento della sfilata, all’interno del Deposito della Fondazione Prada, rispecchiava questa tensione tra ruvidità e raffinatezza, tra struttura e decorazione. Un’impalcatura metallica ridefiniva lo spazio, ricoperto da un tappeto firmato Catherine Martin. Rendendo esplicite queste dicotomie visive, l’ambiente stesso diventava una metafora della complessità di significati racchiusa negli abiti.

 

Questa collezione non parlava solo di vestiti, ma di emozioni. Di un modo di vestire che riflette la complessità dell’essere donna, la forza che si cela nell’imperfezione e la potenza silenziosa, ma incandescente, della rabbia trasposta nella moda. Non si trattava semplicemente di una celebrazione della collera, ma di un’indagine sulle sue origini—su ciò che spinge una donna a parlare, ad agire, a difendere sé stessa e gli altri, a reclamare il diritto di esprimere un’emozione scomoda. Di essere sgraziata, implacabile. Perché a volte, per cambiare il proprio mondo—nel bene o nel male—tutto ciò che una donna deve fare è aprire la bocca e lasciar esplodere un urlo feroce, viscerale, inarrestabile.

CHANEL

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2025.07.10

Per la Haute Couture FW 2025/26, CHANEL compie un ritorno poetico alle origini. Al Grand Palais, un set essenziale firmato Willo Perron evoca silenzio, natura e l’amata campagna di Mademoiselle.

CELINE

MEMORIA SARTORIALE

2025.07.08

Con la collezione SS2026, Printemps, Michael Rider firma il suo nuovo debutto da Celine e compie un gesto di ricostruzione del vocabolario stilistico della maison.

HERMÈS MEN

L’Eleganza dell’Etereo

2025.06.30

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IM MEN

Dancing Texture

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