Ciò che rende davvero distintiva la collezione Miu Miu Spring/Summer 2026 At Work è che non si limita a richiedere gli sguardi del pubblico: pretende consapevolezza. Non invita soltanto a guardare, bensì a fare introspezione. Parla del lavoro invisibile e storicamente non riconosciuto delle donne, quello che cura, che ascolta, che sostiene, che aggiusta; ci obbliga a riconoscerne il peso, la bellezza, il valore. Con forza e audacia, Miuccia Prada ci ricorda che il lavoro femminile non è una parentesi nella storia, né un ornamento nella società. Non è un accessorio, ma è struttura portante di questa. Un gesto quotidiano di resistenza e di costruzione. L’eleganza della collezione non sta solo nei tagli, nei tessuti, nelle silhouette. Esiste in forma più sottile e potente nei valori che afferma: l’eleganza e la nobiltà dell’impegno, la forza silenziosa di ciò che spesso non si vede, ma regge tutto.
“Voglio parlare del lavoro delle donne, utilizzando il mio lavoro. Il lavoro delle donne, dalle fabbriche, ai servizi, alla cura e alla casa. In tutti questi contesti, il grembiule come simbolo di lavoro che può esprimere molteplici messaggi e idee su tutti questi diversi generi di lavoro.”
Come accade spesso nei processi creativi più profondi, anche in questa collezione sono i simboli a sostenere e chiarire il senso della sfilata. Questa volta l’elemento costante, forse quasi rituale, di questa collezione è il grembiule: un capo umile, per secoli relegato ai contesti domestici, ora si trasforma in simbolo centrale di una collezione di moda. In modo molto coraggioso il grembiule è così nobilitato, gli viene restituita visibilità in un contesto che non aveva mai conosciuto prima. È sia utilitario che decorativo, racchiude molte identità. È grembiule da cucina, ma anche da laboratorio, da reparto ospedaliero, da fabbrica. È proprio questa molteplicità a rendere l’idea potente: il capo non è un tema superficiale, una semplice immagine, ma un manifesto vero e proprio nel quale si possono racchiudere le numerose forme del lavoro femminile. Il grembiule viene rielaborato in una varietà di materiali che ne espandono i significati: dal drill industriale alla tela grezza ricamata, passando per il popeline di cotone ultra-pressato. Procedendo con questa analisi, è inoltre importante notare che la sfilata non è popolata da icone irraggiungibili, ma da attrici, performer, artiste che già incarnano il lavoro nei propri corpi. Il cast è quindi parte del racconto, non solo veicolo estetico. È una scelta artistica che centra il punto: le protagoniste sono donne che lavorano, permettendo così all’elemento simbolico, il grembiule, di esprimersi in una materialità reale.
Per la collezione Spring/Summer 2026, Miuccia Prada prosegue nella sua decostruzione dei codici femminili, traducendo l’estetica del lavoro in un guardaroba che ibrida heritage e contemporaneità. Le silhouette si stratificano in capi sovrapposti che hanno dei rimandi evidenti alla divisa operaia, ma anche alla praticità dell’abbigliamento domestico. Il layering è un elemento di stile ricorrente in molti look: grembiuli su gonne, camici su cargo, spolverini su abiti corti e così via. Le rouches, un ornamento tipico dell’abbigliamento femminile lezioso, sono tagliate in sbieco, applicate in diagonale, creano quindi movimento e volume. Il lavoro sul tailoring si nota soprattutto nei blazer con maniche destrutturate e nei gilet multi-tasca, che riprendono l’idea di una uniforme funzionale. Gli accessori sono decisamente la ciliegina sulla torta di questo statement: scarpe in pelle spessa con suola tecnica, borse dalle forme che sembrano derivate da borse porta-attrezzi, guanti da lavoro in cuoio trattato. Non sono aggiunte, ma estensioni logiche dell’abbigliamento, pensate in continuità con i materiali dei capi. Se ci si sofferma sui dettagli, si nota che pelle robusta e drill industriale sono accostati a materiali più morbidi e sofisticati. La contraddizione è voluta: la durezza del lavoro manuale viene accostata alla delicatezza del femminile.
Infine, la scenografia: il Palais d’Iéna che viene riscritto in chiave intima e quotidiana. I tavoli di Formica dai colori contrastanti, disposti come superfici da lavoro, rompono la tradizionale gerarchia tra palco e pubblico, annullando la distanza tra questi. È in questo ambiente sospeso tra casa e fabbrica che prende forma un femminile attivo, resistente, lontano da ogni rappresentazione edulcorata. Un femminile che combatte.