Ho parlato con Bill Powers di questo nuovo progetto Miu Miu curato da Helen Marten in occasione della nuova edizione di Art Basel Paris. La prima domanda che mi ha fatto, dopo essere uscito dagli spazi che ospitano il progetto è stata: “tu conosci la differenza tra gli hot and cool media di cui parla Marshall McLuhan?”. Questo concetto alla base della teoria dei media di McLuhan divide i metodi comunicativi in due categorie: i media caldi e quelli freddi. Se i primi offrono tante informazioni da richiedere poca partecipazione attiva dello spettatore senza lasciare grande spazio all’immaginazione, i secondi hanno bisogno di azione e interazione, di coinvolgimento diretto. E oggi, nella moda così come nell’arte, si va sempre più cercando una comunicazione esperienziale ed emozionale, gli ultimi allestimenti degli show Miu Miu sono delle vere e proprie opere d’arte che non comunicano messaggi costruiti con poca interpretazione, bensì il contrario: lasciano allo spettatore la possibilità di interpretare, comprendere, riflettere nella maniera più attiva possibile.
30 Blizzards. by Helen Marten è proprio un mezzo comunicativo, per il quale si può decidere se utilizzare un approccio caldo o freddo. Se rimanere distante e limitarsi a leggere i linguaggi teatrali proposti, se osservare il rumore concettuale del tempo, o se indagare la conoscenza, lo scambio, la relazione, il piacere, la perdita, se entrare in contatto con tutto questo e farlo proprio. Decidere di fare parte della vera performance, parlarne e discuterne, lasciarsi trasportare. Tutta la ricerca è partita dal linguaggio di Marten, dalle sue parole, e si è volta a creare un sistema comunicativo che invita lo spettatore ad abitarlo.
“C’è cambiamento, e avviene la rivoluzione. C’è un rinnovamento spettacolare. Ci sono crisi. E tra le sequenze di espressione, ci sono vuoti: sono irrigati, e qualcosa di nuovo cresce verso l’alto nel mezzo. Il rumore concettuale del tempo e del cambiamento è sempre presente. È flessibile e esteso, breve, mancato, sempre evasivo.”
Bill Powers ci ha permesso di entrare nel suo diario, una copertina di color arancione che potrebbe essere un’opera d’arte contemporanea: al centro una rappresentazione di Tyson Reeder, sotto una ciliegia disegnata da Will Cotton. Poi scritte, stain stain stain potrebbe voler raccontare la contaminazione artistica ed emotiva presente nelle pagine, un adesivo di 30 Blizzards., e una spilla particolarmente incisiva.
Sfogliando le pagine, ecco le parole di Bill Powers in riflessione al progetto.
“In quella fragile familiarità, questo pezzo deve nascere. Non per essere compreso, ma per essere attraversato. Un linguaggio costruito dal vivo, davanti al pubblico. Un gesto che diventa, per un momento, un mondo.”