Con la collezione Autunno Inverno 25 per Givenchy inizia un nuovo capitolo. È la Direttrice Creativa Sarah Burton a presentare la sua prima collezione per la Maison francese. Un’ode alla femminilità, al corpo della donna che viene innalzato in tutte le sue caratteristiche, viene esposto ma anche celato da aspetti tecnici nella costruzione degli abiti che ne accentuano forme e linee. La struttura delle silhouette richiama lo stile classico, con la vita stretta e segnata, le spalle ampie e strutturate, l’abito bianco ad omaggiare la storia. L’eleganza iconica si fonde alla morbidezza dei tessuti, alla fluidità delle lunghezze che si alternano in giochi di sovrapposizioni, in alternanze di materiali e in abbondanze di volumi. La femminilità si fa forte, potente, libera di trasformarsi e di essere vissuta. Il racconto comprende un romanticismo moderno con dei tratti rock, il vero DNA del brand viene riscoperto in un fil rouge tra l’abito e la sartoria. Per la collezione Burton decide di tornare indietro nel tempo, per riprendere le fila di un discorso da cui negli ultimi anni ci si era allontanati. Siamo nel 1952, alla prima sfilata di Hubert de Givenchy, un défilé che parlava di composizione tecnica, pulizia, minimalismo formale. Gli abiti presentati oggi sono ridotti all’osso, all’essenza, non hanno fronzoli, non hanno dettagli inutili, arrivano dritti al punto, al messaggio chiave senza distrazioni.

“Per guardare avanti, bisogna tornare alle origini. L’atelier, per me, è tutto: il cuore e l’anima di Givenchy.”
Nelle proposte del défilé si mescolano precisione sartoriale e sperimentazione. Le silhouette sono impeccabili, con spalle strutturate e linee a clessidra; le giacche e i cappotti hanno tagli pungenti, netti, decisi; i pantaloni sperimentano nelle forme e conferiscono libertà ai movimenti; gli abiti lasciano la schiena nuda e sono creati da infiniti drappeggi di tessuto. La sensualità è audace, rende sicura la donna che la interpreta. Le linee apparentemente castigate sul davanti si svelano provocanti con profonde scollature sulla schiena. Gli abiti si accorciano e scoprono le gambe. La classica camicia bianca diventa abito. La lingerie viene reinventata con materiali inusuali. Gli iconici fiocchi diventano elementi dai volumi caratterizzanti.
Anche gli accessori sono espressione di desiderio, per le scarpe si parte con stivali in latex dall’aspetto rock, per passare a bassi mocassini squadrati in vernice, e arrivare a sabot in tulle, sandali avvolti da nastri intrecciati e pumps dal tacco sinuoso. Le due borse The Pinch e The Facet sono presentate in versioni diverse, clutch e a spalla, si arricchiscono di dettagli che fanno capolino anche sui gioielli: frammenti di chandelier in vetro, perle o cristallo conferiscono luminosità ai look e diventano dettagli inaspettati per orecchini e bracciali dalle forme importanti.
“È un istinto naturale per me tornare alla costruzione dei modelli, all’artigianalità. Modellare, scolpire, trovare l’equilibrio delle proporzioni. È ciò che sento, il mio modo di lavorare, ciò che voglio fare.”
In conclusione, il viaggio di questo nuovo capitolo della Maison ricomincia dall’eleganza formale delle origini. Al fianco di un’indagine tecnica e lo studio di un percorso che è stato rappresentativo per il marchio, fa capolino la creatività della Burton. Attenta e dedita, capace di raccontare una narrazione ben chiara e determinata, che non si perde in vicoli bui né tantomeno in appariscenti futili dettagli. La moda diventa desiderio. Il legame concreto con il modus operandi di Hubert de Givenchy nasce dal ritrovamento, durante i lavori di ristrutturazione all’8 di Avenue Alfred de Vigny, di un armadio segreto murato contenente un archivio di cartamodelli proprio della prima sfilata del 1952. Dai pattern in tela di questa collezione Burton ritrova degli elementi del suo stesso modo di creare, dal lavoro sul manichino alle prove d’abito, nel costante dialogo tra lo studio e l’atelier. Il dialogo pensato e raccontato per la prossima stagione è un omaggio alla couture con uno sguardo innovativo all’energia creativa del futuro.
