Conversazione oltre il tempo

2025.10.07

Testo MUSE Magazine

Per la Spring/Summer 2026 di Chanel, Matthieu Blazy firma un esordio potente: un dialogo tra memoria e rivoluzione che riaccende lo spirito di Mademoiselle. Una collezione che intreccia codici storici e visioni future.

La collezione Spring/Summer 2026 di Chanel, oltre ad essere un grande trionfo per il debutto di Matthieu Blazy alla direzione della Maison, è la prova pratica di cosa accade quando un designer che ha fatto dell’intelligenza sartoriale la sua cifra stilistica entra in dialogo con uno dei nomi più sacri della moda francese. Il primo magnifico show di questa nuova era di Chanel è una conversazione trasversale tra epoche, generi e identità. Un incontro tra due spiriti liberi, Blazy e Gabrielle Chanel, che si rispecchiano in un’idea comune di moda come gesto rivoluzionario d’amore, ma allo stesso tempo di perfezione e rigore. Blazy non si limita a citare Chanel: la interpella, la chiama in causa in una conversazione che si articola in tre atti—Un Paradoxe, Le Jour e infine L’Universel. E Chanel risponde, tra le pieghe di un pantalone maschile o lungo la linea di una giacca destrutturata, portando con sé l’audacia di un’eredità femminile impossibile da codificare. La collezione si apre con un gesto estremamente minimalista, ma perfetto: una camicia e un pantalone, presi in prestito dal guardaroba maschile, come fece Mademoiselle all’inizio di tutto, agli albori del suo stile, ancor prima che il suo nome diventasse sinonimo di modernità e rivoluzione. Tuttavia, adesso non è più solo questione di rubare per appartenere a qualcosa: la scelta di quei capi come apertura e come simbolo di questa collezione è una decisione prioritaria per Blazy. Non è nostalgia, è trasformazione. Il classicismo di un taglio Charvet diventa un gesto fiero, che vuole essere riconosciuto a tutti i costi. 

“Chanel è questione d’amore. La nascita della modernità nella moda nasce da una storia d’amore. È questo che trovo più bello. Non ha tempo né luogo: è un’idea di libertà. La libertà indossata e conquistata da Gabrielle Chanel.”

-Matthieu Blazy

Nel cuore della collezione si aggira un paradosso che è tutto Chanel: la femminilità composta a partire dal maschile, la seduzione che nasce dalla praticità. Riconosciamo uno dei tanti simboli di Chanel, il tailleur che si sfilaccia con grazia, i tweed si fanno flessibili, gli orli sembrano portare i segni di vite vissute. È una femminilità non addomesticata, che non si veste per piacere ma per esistere. Il lavoro e l’amore “no other time”, diceva Coco, non sono più momenti separati: convivono in abiti fluidi, che drappeggiano il corpo senza imprigionarlo. La sezione daywear della collezione è tutt’altro che quotidiana, il secondo atto dello spettacolo è la giornata secondo Blazy. La Maison Chanel è forse una delle più cariche di simboli ed icone che nell’immaginario collettivo vengono immediatamente riconosciuti ed associati al brand. Blazy questo lo sa bene, e infatti li richiama tutti all’appello, includendoli nella collezione e donandogli un nuovo spirito. Tra questi riconosciamo il tailleur già menzionato, le scarpe Sling in beige e con punta nera e soprattutto la borsa 2.55, in una nuova versione stropicciata e vissuta, tweed che sembrano conoscere il proprio passato ma non ne sono prigionieri. Blazy immagina tutto questo racconto, o meglio questa conversazione, come una danza continua tra memoria e invenzione. Vedere sfilare davanti ai nostri occhi questi simboli, al tempo stesso rispettati e rinnovati, ci fa sentire parte di una storia condivisa, un’eredità profondamente intima.

La terza parte della collezione, L’Universel, ci conduce in un altrove senza coordinate fisse. Blazy recupera l’universalità del linguaggio della moda secondo Chanel, lo libera da ogni nostalgia parigina, eliminando ogni confine. È come se volesse offrire alla giovane Gabrielle ciò che ha sempre desiderato: non un omaggio al passato, ma una visione proiettata in avanti. La sua priorità non è compiacere il pubblico, ma onorare la madre della Maison. I codici si ampliano, si contaminano e si trasformano. I materiali dialogano tra loro: tweed intrecciati a mano convivono con trasparenze, gioielli barocchi si fondono con accenti pop, le scarpe a punta contrastante diventano strumenti di movimento. Tutto nella collezione si muove verso il futuro, senza mai recidere il legame con il passato.

“Non c’è tempo per la monotonia rigida e preconfezionata. C’è un tempo per il lavoro e un tempo per l’amore. Non resta tempo per nient’altro.”

-Gabrielle Chanel

In questo primo capitolo firmato Blazy, Chanel non viene semplicemente ereditata: viene messa in discussione e riscritta. È un passaggio di testimone che non celebra un’icona, ma la riaccende e che ci fa sognare. Perché la forza di una Maison non sta solo nella capacità di custodire i suoi simboli, ma nel coraggio di rimetterli in circolo, renderli vivi, mobili, imperfetti. Blazy lo fa con rispetto, ma senza timore. E così, Chanel torna a essere ciò che è sempre stata: un linguaggio aperto, rivoluzionario, profondamente umano.

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