Un’armonia stridente, provocante, in cui le superfici fredde degli spazi della Bourse de Commerce, Pinault Collection entrano in contrapposizione con l’allestimento dai grandi lampadari di cristallo dalla luce calda su un pavimento in parquet dal fascino ricco e invecchiato. Opulenti saloni del passato, una chiara evocazione della sala da ballo dell’Hotel Intercontinental in cui Yves Saint Laurent presentò le collezioni Haute Couture tra il 1975 e il 2001.
La tensione produttiva di temperamenti assai diversi è parte dell’heritage della Maison fin dalla sua fondazione, ed è da qui che parte la ricerca del dualismo innato che Vaccarello porta in scena. Le due personalità che si fondono qui sono chiare ed evidenti, un esteta affamato di nuove esperienze si combina con una mente letteraria costante. Lo stile chic parigino viene avvolto da un velo di stranezza seducente, di eleganza malinconica e quasi cupa. La collezione è giustapposizione, di personaggi, materiali, eleganze, linee e silhouette.

La sartoria è essenziale, pulita e lineare, le forme sono semplici ed intuitive. Sono gli elementi che vi ruotano intorno ad essere contrari e disorientanti, l’aspetto fluido, il carattere sensuale e provocatorio, la minaccia, l’ambiguità. Il guardaroba classico introdotto da Yves Saint Laurent è l’origine della collezione e del pensiero, il secondo chiaro riferimento è a Robert Mapplethorpe, noto per i suoi ritratti provocatori e irriverenti dal tono drammatico.
I blazer, monopetto o doppiopetto, riprendono le forme degli anni Ottanta, con spalle larghe e tessuto in eccedenza; le camicie sono rigate dall’aspetto retrò; le linee dei pantaloni sono morbide; le lunghezze di trench e cappotti si ampliano; gli abiti vengono rispolverati in fantasie tartan e a piccoli quadri. La pelle diventa protagonista, nei corti bomber dall’aspetto sportivo portati a contrasto sugli abiti sartoriali, così come nei maxi stivali che si allungano fin sopra la coscia. Gli abbinamenti rimangono fedele all’ambiguità della Maison: i cappotti sono bordati di piume, assemblate a sembrare una fitta pelliccia dall’aspetto istintivo e animalesco, umano.

“Un uomo piuttosto classico, quindi sempre in giacca e cravatta. È qualcosa che voglio continuare a perseguire nel mio lavoro per Saint Laurent.”
I contrasti si fanno incessanti in un desiderio carnale che esaspera la tensione produttiva della collezione. Un’innata dualità di forme e caratteristiche che porta una ventata di classico cambiamento nel guardaroba maschile. Il cupo e il leggero, il morbido e il deciso, il voluminoso e l’affusolato, il contrasto definisce di per sé la collezione.
La storia che Anthony Vaccarello racconta in ogni collezione è una voce unica, che intende staccarsi dal ridondante mondo della moda. La capacità di tradurre momenti ed esperienze del passato in un’attualità precisa e puntuale, attenta e ponderata. Il racconto è sempre più desiderabile, generazioni diverse che vengono trasposte in elementi e caratteri che parlano all’uomo moderno.
Vaccarello, nel suo racconto, è proprio come tutti noi, alla ricerca di qualcosa di autentico, di sentito. La splendida forma sartoriale si fa mezzo e strumento per raccontare una sobria sessualità del tutto rispettabile e mai volgare.
